La birra al tempo dei Sumeri. 4° puntata

La birra al tempo dei Sumeri. 4° puntata

Prosegue il nostro appuntamento con la Storia della Birra raccontata da Pietro Wührer, importante personaggio del mondo birrario, nipote del fondatore dello storico birrificio Wührer e studioso della storia e della cultura della birra. Tratti dal suo prezioso volume “Origini e storia della birra”, oggi introvabile, in suo ricordo ve ne propongo alcuni capitoli.

Alla tavola dei Sumeri nei giorni festivi, di solito il 14 e il 27 di ogni mese, oltre alla bevanda di tutti i giorni venivano servite una o due diverse birre speciali, di spelta e orzo.

Un testo ritrovato a Nippur, che rappresenta una nota di consegna dei cibi e delle bevande destinate alla mensa dei sacerdoti durante una festa, elenca addirittura una lista completa delle diverse birre dell’antica Babilonia.

Nell’esaminare il prelievo di birra da parte degli operai, impiegati e funzionari quale equivalente di una parte del salario o dello stipendio, possiamo calcolare esattamente quale percentuale del salario o dello stipendio costituisse il consumo giornaliero di birra.

Possediamo anche listini che ci indicano il valore di tutta una serie di prodotti (cereali, pane, farina e birra) segnato in moneta metallica.

La raccolta e la mietitura dell’orzo incominciavano in aprile e finivano in giugno, quasi contemporaneamente a quelle della spelta.

Il periodo delle sette settimane precedenti la raccolta era un tempo di giubilo e di allegrezza; alla mietitura poi si somministrava ai lavoratori dei campi una razione di birra leggera di orzo.

Offerte di birra per lo spirito dei defunti

I Babilonesi e gli Assiri avevano una concezione fatalistica della vita, il futuro degli uomini era nelle mani degli dei e particolarmente di Marduk, che nel convegno annuale di fine d’anno a Babilonia decretava il destino di tutti e poiché si usava inumare i cadaveri, nelle loro tombe si deponevano il sigillo, i gioielli, gli utensili della loro professione e in piccoli vasi di terra o di metallo, birra e cibi a loro disposizione.

Avvenuta la morte, parenti ed amici si radunavano a celebrare le virtù del defunto e compivano sacrifici, facendo offerte per il riposo dello spirito, che consistevano in farina, in birra, in olio e in datteri.

Le cerimonie religiose e i riti familiari erano riservate solo ai famigliari

Si compivano scongiuri con mezzi appropriati ad ogni singolo caso e con birra sparsa sul terreno si poteva riparare a determinate mancanze.

Le birre dei Sumeri

Birre fatte con orzo, senza spelta:

Birra comune d’orzo

bi – se – bar

Birra leggera

bi – a sud

Birra superiore d’orzo

se – bar – bi – sag

Birra fina di orzo

se – bar – bi – sig Birra scura normale se – bar – bi – gig

Birra fina scura

se – bar – bi – gig – dug – ga

Birre d’orzo miscelato con spelta

Birra fina chiara

bin – tin – babbar

Birra fina scura

bi – tin – gi

Birra rossa

bi – si

Birra di prima qualità

bi – kal

Birra di spelta e miele

bi – as – a – can – mach

Se noi vogliamo, da un esame generale trarre ragione di quelle maggiormente consumate dal popolo, rileviamo queste si riducono a poche varietà e decisamente la birra comune di orzo (bi – se – bar), la birra scura comune (bi – gig) la buona birra scura (bi – gig – dug) e la birra di prima qualità (bi – kal).

Come è noto, l’impero dei Sumeri si resse dal 4000 a.C. circa fino al 2057 a.C.1 durante i primi anni del trentesimo secolo seguì in tutta la Babilonia una invasione di tribù semitiche provenienti dalle sponde del Golfo Persico (si suppone che fossero originarie dell’India oppure dell’altipiano Iranico, perché erano di razza caucasica).

Queste tribù tolsero ai Sumeri il dominio e governarono su tutto il paese per mezzo propri residenti in Babilonia e unite ai Semiti, che già risiedevano in forte numero nelle valli del Tigri e dell’Eufrate si estesero fino alla Siria e al mare Mediterraneo mediante incursioni armate e fondarono una dinastia con sede ad Agade (2320 a.C.).

Le liste annoveravano per questo periodo, una dozzina di re che introdussero riforme nelle leggi e nell’amministrazione dello Stato.

Dalla sottomissione allo splendore

La sottomissione della Babilonia a queste orde straniere non durò a lungo: i vinti si ribellarono, ricacciarono i conquistatori e sotto la terza dinastia di Ur ( 2294-2187) subentrò un periodo di splendore che durò ben 107 anni.

Durante l’impero di Ur, del quale abbiamo un grande numero di tavole trovate negli scavi delle rovine di Drehem ove si tenevano i depositi di orzo, birra, miele e datteri per il mantenimento dei santuari di Nippur, si succedono ancora guerre, nelle quali risalta il più celebre monarca Babilonese, Hammurabi, il re che doveva elevare il suo regno a modello dell’ordine con la conquista, sotto il suo dominio, di tutta la Babilonia e dell’Assiria.

Re Hammurabi costruì canali di irrigazione, pubblicò una raccolta di leggi cercando di fondere il diritto Semitico della nuova stirpe con quello degli antichi abitanti del paese che era Sumero, raccolta che è monumento significativo del grado di civiltà a cui quel popolo era pervenuto.

La scoperta del codice di Hammurabi

Nel 1902 la delegazione francese in Persia estrasse dalle rovine dell’acropoli di Susa il grandioso monumento che contiene il codice di Hammurabi: il testo cuneiforme venne tradotto e pubblicato.

Il prezioso monumento consiste in un blocco di diorite nera di mt. 2,25 di altezza, 1,65 di circonferenza in alto e 1,90 in basso, tutto ricoperto di un fitto testo cuneiforme (è conservato a Parigi nel museo del Louvre).

Il monumento proveniente dal tempio del Sole di Ebabbara in Sippar, fondato da Naram-Sin, figlio di Sargon, circa 3450 a.C.

Il codice di Hammurabi è la più antica raccolta di leggi che si conosca e il documento più importante che sia venuto alla luce negli scavi di Mesopotamia: in esso vi sono, più che norme legislative riferentisi agli ordinamenti della regione, le antiche norme di diritto sumerico che avevano retto per secoli quelle popolazioni.

Ho voluto accennare a questo codice perché esso contiene alcuni riferimenti che interessano il nostro argomento: si tratta dei paragrafi della Tavernaia, 108 – III, che trattano precisamente di alcuni importanti disposizioni per i luoghi di spaccio e per i venditori di birra, fornendoci un quadro assai interessante sulle norme disciplinari.

Dal paragrafo 108 si rileva che nella regione, e in special modo nelle città, esistevano molti spacci ed osterie (tavernaie) e che i conduttori o i proprietari erano in prevalenza donne.

In questi spacci, frequentati soprattutto da ufficiali, si vendeva birra e liquore di datteri ottenuto dalla fermentazione e successiva distillazione di cereali.

La preparazione del pane.

«L’esercente non deve tollerare il radunarsi nell’esercizio di elementi complottanti contro lo Stato».

I paragrafi N. 108 e II, che riguardano le tavernaie, così si esprimono: «Se un’ostessa non accetta il grano (orzo) come prezzo della bevanda, ma riceve grosse somme di denaro e mette la tariffa della bevanda al di sotto della tariffa del grano, sarà fatta comparire in giudizio e sarà gettata nell’acqua».

«Ai trasgressori vengono inflitte gravi multe e sarà tolta la concessione di vendita».

Testualmente il paragrafo 109 prescrive: «Se nella casa di un’ostessa si riuniscono ribelli ed essa non li arresta per condurli al palazzo del governo, è degna di morte». Continua.

pubblicato by dammiunabirra.it

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