Stout: una birra nera ricca di sfumature

Stout: una birra nera ricca di sfumature

Il nome Stout nasce molto prima di essere considerato uno stile birrario.

La traduzione italiana di Stout è: forte, robusto.

In Inghilterra agli inizi del XVIII secolo la richiesta di una Stout non era quindi riferita alla birra scura che oggi conosciamo, ma era usato per indicare, genericamente, una birra di gradazione alcolica elevata.

Più precisamente si usava per indicare la birra più forte prodotta dal birrificio o servita in una locanda.

Questo concetto di Stout, come sinonimo di birra forte, è stato così usato nel tempo che nel 1800 la Guinness, la nota fabbrica irlandese, aveva abbandonato la produzione di Ales per dedicarsi unicamente alle Stout e mise in vendita una birra che in etichetta riportava Guinness Stout Porter.

Con questo nome Guinness intendeva sottolineare che si trattava di una birra Porter, più forte, cioè Stout.

Col passare degli anni fra Porter e Stout avvenne un curioso scambio di ruoli.

La Porter, dopo un secolo di dominio assoluto nel mercato inglese e di grande successo anche in altri Paesi, iniziò un costante declino dagli anni ‘50.

Il cambio degli stili di vita e le nuove generazioni portarono i consumatori britannici ad abbandonare la scura Porter per riscoprire birre più chiare a leggere.

In Irlanda, il birrificio Guinness abbandonò questa denominazione e iniziò ad usare solo il nome Stout, ormai considerata birra nazionale.

Il sorpasso della Stout sulla Porter

La Stout, rispetto alla vecchia Porter, era meno corposa e meno alcolica.

Non solo venne accettata dagli irlandesi ma conquistò anche gli inglesi, o almeno quelli che continuavano a bere le birre scure.

Da quel momento la Stout sostituì le Porter anche come sinonimo di birra molto scura, e in anni più recenti iniziò ad essere considerata un vero e proprio stile birrario.

Prima di proseguire a raccontare di questo stile, vorrei anticipare la risposta a una domanda che mi viene fatta spesso: qual è la differenza fra Porter e Stout?

Come ho già accennato la loro storia ha vissuto, nel tempo, un radicale cambiamento: le Stout, che in passato sottolineavano la maggior “forza”, oggi spesso sono più “leggere” e meno alcoliche rispetto alle Porter.

Scrivo “spesso” perché spesso i mastri birrai con la volontà di caratterizzare le loro birra e ricercando il consenso del consumatore, senza dimenticare i diversi livelli di tassazione delle bevande alcoliche nei vari Paesi, cambiano le caratteristiche di una birra della stessa marca e stile.

Ulteriori differenze, all’interno della stessa birra, sono date dai sistemi di spillatura.

La Stout più famosa e venduta nel mondo, la Guinness, viene prodotta in almeno venti versioni diverse, con una gradazione alcolica che parte da 4,2° fino a 8°, a seconda agli Stati in cui viene prodotta o esportata.

Anche le Porter, pur non essendo così diversificate, nel corso degli anni si sono evolute sia nell’uso delle materie prime, in particolare con nuovi mix di malti, sia in termini di gusto, che può spaziare dal dolce al secco, ed infine possono variare nella gradazione alcolica.

Una comparazione fra Stout e Porter è molto difficile, all’interno dei due stili ci sono differenze importanti, tuttavia si può fare solo con una valutazione solo in forma diretta fra due bottiglie o bicchieri.

50 Sfumature di Stout

Ci inoltre delle varianti delle Stout, le più famose sono:

  • Extra Stout: dal gusto classico ma con un grado alcolico superiore al 5.5°.
  • Mild Stout: meno secche al palato e dal gusto più dolce, arrivano ad un massimo di 4,5°
  • Imperial Stout: esportate un tempo in paesi lontani sono molto più corpose e alcoliche, partendo dagli da 8°, possono arrivare a superare i 10°.
  • Otmeal Stout: simili alle Mild ma con note di caffè e cioccolato molto più marcate.
  • Milk Stout: al gusto appaiono quasi come un caffellatte alcolico, di gradazione tra i 4° e i 5,5°.

Anche negli USA lo stile è stato riscoperto grazie alle Craft Breweries.

La Anchor Brewing Company, la piccola e antica brewery di San Francisco, con la produzione della Anchor Stout ha dato il via, nel 1975, alla riscoperta degli stili antichi e tradizionali europei.

Sono molte oggi le Craft Breweries che producono American Stout, caratterizzate dall’amaro aromatico del luppolo americano.

Quindi cosa aspettarsi da una Stout?

Per quanto mi riguarda, quando bevo una Stout ecco cosa mi piace:

  • Colore nero brillante con un cappello di schiuma fine, cremosa e persistente.
  • Corpo medio.
  • Profumo dal leggero sentore di tostato.
  • Gusto secco con note di caffè.
  • Gradazione alcolica attorno ai 5°.

Agli amanti dei cocktails, o degli esperimenti, vorrei suggerirne uno birrario molto famoso, di semplice esecuzione: il Black Velvet.

Il famoso cocktail Black Velvet

Prendete una Stout e versatela lentamente fino alla metà del bicchiere.

Versate del prosecco o uno spumante dry facendolo scorrere sul dorso di un cucchiaino in modo che scenda delicatamente al di sotto della birra.

A operazione finita il vostro cocktail dovrebbe presentarsi diviso in tre strati.

Dopo il colpo d’occhio del prosecco sul fondo, la birra nera a metà e il cappello di schiuma in cima, potrete miscelare il tutto e fare un brindisi.

Pubblicato by dammiunabirra.it

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