Dry Hopping: che cos’è?
Molto spesso quando ci vengono presentate delle birre oltre a raccontarci la provenienza, il nome del birrificio, lo stile e le caratteristiche, viene spesso aggiunto, come chicca finale, il fatto che è una Dry Hopping.
Ma cos’è il Dry Hopping?
Perché lo si fa?
Cosa fa alla nostra birra?
Nella produzione tradizionale il luppolo viene aggiunto al malto nella fase finale della cottura del liquido.
Il luppolo è una pianta che, oltre ad agire come conservante naturale, conferisce alla birra il tipico gusto amaro.
Normalmente, è inserito a fine cottura per evitare che, in questa fase, perda molte delle sue componenti che daranno l’amaro ricco di sensazioni aromatiche.
Un amaro che dovrebbe essere gradevole, articolato, permanere piacevolmente in bocca dopo la prima nota immediata.
Il Dry Hopping, invece, è un tocco supplementare che il mastro birraio dà alla sua birra con l’aggiunta di luppolo in una fase successiva alla cottura.
Luppolo: quel tocco in più
Il Dry Hopping consiste, quindi, in un’ulteriore aggiunta di luppolo.
Ma quando si aggiunge?
A questa domanda può rispondere con precisione soltanto il mastro birraio che ha prodotto la birra, ammesso che voglia rivelare i segreti del mestiere.
Questa aggiunta extra di luppolo può essere fatta in una delle seguenti fasi:
- Fermentazione.
- Fermentazione secondaria.
- Maturazione.
- Direttamente nei fusti o nelle botti di legno.
- Durante l’imbottigliamento.
In base al momento in cui viene effettuato il Dry Hopping, al tipo di luppolo ed alla quantità aggiunta si otterranno risultati diversi:
- Maggior forza e percezione agli aromi espressi da luppolo.
- Esaltare il profumo di luppolo.
- Conferire un senso di freschezza.
La Creatività del Mastro Birraio
Ci vuole molta conoscenza ed esperienza, per poter gestire le molteplici variabili, ogni piccolo dettaglio nell’uso delle materie prime e nel metodo di produzione porta a risultati diversi.
Il Dry Hopping è un’ulteriore passaggio da gestire, è un tocco in più, che ha come obbiettivo quello di caratterizzare la birra esaltando la presenza del luppolo.
Dry Hopping tradotto letteralmente significa “luppolatura a secco”, anche se la definizione corretta è “luppolatura a freddo”.
Questo metodo, attualmente usato da molti microbirrifici italiani, arriva dopo un lungo percorso storico e geografico.
Quando il Dry Hopping lo faceva il Publican
Il Dry Hopping era già utilizzato agli inizi del 1700 in Germania, ma è in Gran Bretagna che questo metodo si consolidò.
I mastri birrai inglesi, abituati ad utilizzare il Gruit, scoprirono le doti conservanti del luppolo quando gli immigrati fiamminghi cominciarono ad importarlo in Gran Bretagna: l’aggiunta di luppolo alla birra, terminate tutte le fasi produzione, permetteva di presentare al cliente una birra in condizioni migliori.
L’utilizzo del Dry Hopping a quel tempo era utile per togliere alle Ale quel senso di stantio, di vecchio, dovuto alla cattiva conservazione ed ai trasporti difficoltosi.
L’inserimento di luppolo nella botte, qualche giorno prima di servire la birra al cliente, divenne un procedimento comune fra i gestori dei pub.
Questa forma primitiva di Dry Hopping dava al bicchiere di Ale un profumo di luppolo che, nonostante non fosse fresco, risultava comunque più gradevole rispetto all’odore di una Ale allo stato naturale.
Questa tecnica è tuttora in uso nelle Cask Ale.
Un Amaro Aromatico
Avendo superato i problemi legati alla conservazione il Dry Hopping, ad oggi, non viene più utilizzato per coprire i difetti della birra, ma per valorizzare i profumi e gli aromi del luppolo.
Negli Stati Uniti quando partì il fenomeno delle Craft Breweries, durante gli anni ‘80, i nuovi mastri birrai si ispirarono alle specialità birrarie europee sia come stili sia come metodi di produzione, ed il mondo delle Cask Ale non poteva certo passare inosservato: questa pratica venne ampiamente utilizzata fino a sviluppare delle tecniche sempre più evolute, come il Double Dry Hopping utilizzato nella produzione di alcune APA.
Alla fine degli anni ‘90, sull’eco del successo americano, il fenomeno dei microbirrifici iniziò a svilupparsi anche in Italia ed in altri paesi del mondo e, così, la storia si ripete.
I primi mastri birrai si ispirarono alle specialità del Belgio, qualcuno a quelle tedesche, altri alle britanniche ed, infine, alle APA: la grande attività e creatività dei mastri birrai italiani si è mossa su tutti i fronti, dalle materie prime ai metodi di produzione, Dry Hopping incluso.
Tutte le materie prime sono importanti per la produzione della birra, ma il luppolo esercita, da sempre, un grande fascino ed, il suo utilizzo, può dare quel tocco in più che esprime al consumatore la passione e creatività del mastro birraio.
Pubblicato da dammiunabirra.it
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