Craft Beer, crisi ? Sì ma non troppo!

Craft Beer,   crisi ? Sì ma non troppo!

Sono usciti recentemente numerosi articoli sulla stampa internazionale e ripresi anche dalla nostra, sulla crisi delle birre craft americane e inglesi, dove veniva illustrata questa situazione, citando le numerose chiusure o cessioni da parte dei grandi gruppi birrari.

Craft Beer rappresentate dalla
Brewers Association

Non entro nel merito delle conclusioni tratte da questi articoli, che hanno dato notizie indiscusse circa i numerosi problemi che affronta il settore, tuttavia vorrei proporre un punto di vista diverso.

Se ne parla tanto ma se ne beve poca?

Il mondo delle craft beer è quindi finito? Il mercato è maturo e la “moda” delle craft, a livello internazionale, sta volgendo al termine?

Non credo proprio, semmai è in corso un’evoluzione.

Prima di affrontare l’argomento vorrei citare e commentare alcuni elementi alla base di questi allarmi.

Vorrei escludere in prima battuta i birrifici craft inglesi, perché sono un caso a parte e mi spiego meglio: le birre nel Regno Unito hanno raggiunto un prezzo tale al consumatore, che lo stesso governo è intervenuto detassando, in parte, la birra rispetto alla precedente scala d’imposta e con uno sconto particolare sulla birra alla spina.

Alla funesta Brexit si sono aggiunti: la pandemia, gli aumenti delle materie prime, gli alti costi della vita e dei trasporti hanno poi fatto il resto.

La crisi dei birrifici inglesi non deriva quindi dal fatto che il consumatore non apprezzi più il prodotto craft, ma dai seri problemi economici e questo vale per tutta la catena distributiva.

Parlando dei birrifici americani la situazione è molto diversa da stato a stato, ma non hanno avuto la Brexit e non hanno accise elevate come quelle britanniche.

Ci sono dei segnali negativi in entrambe le sponde dell’Atlantico, ma anche diverse spiegazioni.

In America ci sono state diverse chiusure di birrifici craft, ma in un settore che dalla nascita, negli anni ’70, ha raggiunto ad oggi quasi 10mila unità, fra brewpub, micro, medi e grandi birrifici craft.

È così strano che qualche centinaia abbiano chiuso ?

Considerando che molti birrifici si sono buttati all’avventura, a volte senza mezzi economici sufficienti, senza una corretta gestione finanziaria e spesso anche senza marketing o peggio senza una forza vendita. Queste chiusure le ritengo fisiologiche!

È vero che anche i big del settore birrario hanno prima acquisito dei birrifici craft, e recentemente li hanno rimessi in vendita, ma anche questa inversione di tendenza, nelle acquisizioni, ha una sua spiegazione, anzi più di una e non è collegata al futuro del settore, ma alle politiche di business.

Un’ ipotesi potrebbe essere legata alla volontà di acquisire il know how del settore craft, non quello tecnico, perché i Big ne hanno moltissimo, ma quello “filosofico” ovvero di operare in un contesto dove il bere craft è uno stile di vita!

Una volta acquisita la competenza, la grande industria, la utilizza per le proprie crafty e il birrificio craft viene cortesemente messo alla porta o, peggio ancora, chiuso.

La seconda ipotesi potrebbe essere: che le intenzioni fossero legate a una opportunità di uno sviluppo comune, ma dopo qualche anno la crescita prevista non si è avverata, nè in termini di volumi nè di ritorno economico.

Un esempio è il caso dello storico birrificio Anchor Steam di San Francisco, pioniere del mondo craft, acquistato nel 2017 da Sapporo per ben 85 milioni e attualmente in fase di chiusura.

Incapacità o visione troppo ottimistica?

Dipende, da caso a caso!

Craft Beer il movimento nasce alla fine degli anni '70 Nella foto il GABF
Una veduta del Great American Beer Festival 2023 che si è tenuto a Boulder, Colorado, US

Stupisce comunque questo insuccesso dei big nel gestire i birrifici craft dato che a loro non mancano né mezzi economici, né manager preparati.

In realtà il mondo delle birre craft, negli USA continua ad essere in grande fermento.

Con un mercato della birra che negli Stati Uniti, attualmente, si attesta a un impressionante valore di 115,6 miliardi di dollari (dati Brewers Association), gli esperti di Market US prevedono un futuro grandioso per questo settore, con un tasso di crescita annuo composto registrato (CAGR) valutato in positivo del 10,6% nel prossimo decennio.

L’ascesa delle Ale

Nel 2022, il mondo americano delle birre craft è stato dominato dalla tipologia dalle Ale.

Questo successo è stato attribuito alle molteplici sfumature di sapore, alle ricche tradizioni birrarie e alla capacità di soddisfare una vasta gamma di gusti e preferenze dei consumatori.

In un’epoca, in cui la varietà è la chiave le birre Ale sembrano avere conquistato il cuore e il palato dei giovani statunitensi amanti della birra.

L’Off Trade ha preso il sopravvento.

Quando si tratta di distribuzione, l’Off Trade è attualmente il re del settore delle birre artigianali, con una quota di mercato che supera il 60%.

Nel nostro Paese su oltre 1300 birrifici craft solo una quindicina hanno le loro birre distribuite in Grande Distribuzione.

Questo significa che le persone, sempre più, scelgono di portare a casa il “gusto craft” oltre a berle nei locali. Nelle tap room si è molto sviluppato anche il take away, una tendenza che ha sicuramente un interessante futuro.

Andar per birrifici, il turismo delle birre craft

Questa nuova tendenza è diventata un significativo driver, con gli appassionati che visitano i birrifici in tour con degustazioni ed eventi, sostenendo così le vendite.

L’etica del “drink local” ha anche alimentato il supporto per le birrerie del territorio.

La globalizzazione delle birre craft

Il mercato globale delle craft è stato invaso da microbirrifici, che è stato trainato dagli “eco-consumatori” alla ricerca di sapori ricercati e prodotti del territorio.

Questi birrifici si distinguono: per la qualità, la sperimentazione e le offerte plasmate sul loro tipo di consumatore, sfidando i marchi consolidati.

La tendenza verso uno stile di vita sostenibile, più sano e biologico, ha influenzato il mercato della birra craft, con consumatori che cercano birre con un basso contenuto alcolico e ingredienti distintivi come frutta e spezie.

L’Export in crescita

Dopo aver consolidato le vendite nel mercato interno, i birrifici craft americani si sono dedicati prima all’allargamento delle vendite negli altri Stati e poi a esportare oltre Atlantico.

I mercati emergenti rappresentano un grande potenziale per i marchi di birra craft, con partnership strategiche, export e marketing local, che possono aprire nuovi orizzonti.

In Italia sono importati numerosi brand di birre americane, molto apprezzate per la loro qualità e per la variegata proposta di stili.

La diversità dell’offerta è in grado di soddisfare le varie preferenze dei consumatori.

Le opportunità

Il rapporto Market US, suggerisce alcune mosse che potrebbero aiutare il settore a crescere ulteriormente.

In un settore competitivo, le nuove e piccole birrerie devono differenziarsi, costruire un forte brand e sviluppare strategie innovative per emergere in un mercato affollato.

Per attrarre i consumatori più attenti all’ambiente e alla sostenibilità, i birrifici devono investire in metodi di produzione eco-compatibili, ridurre gli sprechi, con particolare attenzione all’ambiente.

Un’altro percorso è quello di proporre birre a basso contenuto alcolico o analcoliche.

La ricerca è relativa ai birrifici craft americani, però può essere presa in considerazione anche da quelli italiani, a mio parere, perchè questo segmento di mercato è in crescita a livello mondiale

In conclusione, il mercato delle birre craft americane è un’epica avventura di gusti e tradizioni, ricco di sfide, ma promettente, che malgrado le difficoltà attuali, ritengo abbia un futuro brillante.

Considerando che la nascita dei birrifici craft italiani è stata stimolata dal successo di quelli americani, certamente qualche analisi e paragone si può fare, analizzando le motivazioni intrinseche del loro successo.

Ma questo approfondimento sulle craft di casa nostra, merita ulteriore e specifico spazio.

Alla prossima…

Pubblicato da Dammiunabirra.it

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