Visita al birrificio Menabrea: nel cuore della tradizione birraria italiana
Il sole autunnale illumina il paesaggio della parte alta di Biella mentre mi avvicino all’edificio storico del birrificio Menabrea. Qui, ai piedi delle Alpi biellesi, si trova quello che, con i suoi 178 anni di storia, è il birrificio più antico d’Italia ancora in attività. Un vero tempio della birra italiana, fondato nel 1846.
Mentre varco la soglia, l’atmosfera è quella di un luogo dove il tempo ha sedimentato storia e tradizione. L’aria è pervasa dal profumo del malto, e il ritmo cadenzato dei moderni macchinari d’imbottigliamento si fonde armoniosamente con l’eco dei miei passi sul pavimento storico.
La visita parte con la presentazione della storia di questo birrificio che inizia nel 1846, quando il signor Self e i fratelli Caraccio fondarono la società. Otto anni dopo, nel 1854, il birrificio venne affittato a Jean Joseph Menabrea e Antonio Zimmerman. Nel 1872, con l’uscita di Zimmerman, nacque la G. Menabrea e figli, dando inizio a una dinastia che ancora oggi guida l’azienda.
Nel corso degli anni i riconoscimenti non tardarono ad arrivare: nel 1889 una medaglia d’argento all’Esposizione di Torino, seguita da un Diploma d’Onore a Digione e premi a Monaco di Baviera e Gand. L’anno successivo, il Gran Prix all’Esposizione Universale di Parigi segnò l’inizio di una tradizione di eccellenza che continua tutt’oggi.
Il mastro birraio mi conduce attraverso i 7.500 metri quadrati dello stabilimento e spiega con passione come l’acqua purissima delle Alpi biellesi si unisca al pregiato luppolo di bavarese di Hallertau al malto di Vitry-le-François, proveniente dalla nota area di Champagne, per dare vita a una produzione di birra che dura da quasi due secoli.
Dalla nuova sala cottura, sita nella parte superiore dell’edificio, dove vengono lavorati quotidianamente ettolitri di mosto, si può vedere un bellissimo scorcio di Biella.
La visita prosegue nelle quattro aree di fermentazione che possono ospitare fino a 9.500 ettolitri di birra. Le cantine di deposito, con i loro 9.000 ettolitri di capacità, testimoniano una produzione importante che però non ha mai sacrificato la qualità.
Dal 2005, sotto la guida di Franco Thedy, quinta generazione della famiglia, il birrificio ha vissuto una rinascita nel segno dell’innovazione. L’impianto di imbottigliamento può produrre 15.000 bottiglie all’ora, mentre il sistema di infustamento ha una capacità di 300 fusti orari.
La gamma di birre Mernabrea spazia dalla classica Bionda Premium Lager, all’Ambrata tipo Märzen, dalla Strong Lager alla affascinante La Rossa, fino alla Non Filtrata e alla Weiss, prodotta in Germania su ricetta del mastro birraio di Menabrea.
La visita si conclude al MEBO, il Museo della Birra adiacente al birrificio, dove Franco Thedy ha raccolto preziose testimonianze della storia birraria dell’azienda. Il museo ospita anche quella che probabilmente è la più grande collezione italiana di libri sulla birra, antichi e moderni, in varie lingue.
Non posso terminare la mia visita senza una sosta al ristorante Menabrea, dove le birre della casa si sposano perfettamente con le specialità locali, incluso lo Sbirro, un formaggio unico nato dalla collaborazione con il vicino Caseificio Botalla, che incorpora nel suo sapore le note dei cereali utilizzati nella produzione della birra.
Lasciando il birrificio, porto con me la consapevolezza di aver visitato non solo un’eccellenza industriale italiana, ma un vero e proprio patrimonio culturale vivente, dove tradizione e innovazione continuano a fondersi per creare prodotti di straordinaria qualità.
Pubblicato da Dammiunabirra.it